CHITI GUIDO
Toscano di nascita, ma genovese di adozione, Chiti suscita, giovanissimo, l'interesse della critica.
Nel 1938, con la prima esposizione di un suo dipinto, i critici Attilio Podestà e Palma Viardo sono i primi ad occuparsi del suo lavoro, ma già dai primi anni Quaranta può contare anche su referenze critiche di Marco Valsecchi, Franco Russoli e Giulio Carlo Argan, incontrato a Roma nel 1941.
Dalle prime esperienze maturate nell'ambito di "Corrente", grazie all'intuito e all'amicizia del mecenate-collezionista Alberto Della Regione, alla sua prima personale nel 1947 a Torino, promossa e patrocinata dal Maestro Felice Casorati, gli oltre sessant'annidell'attività di Chiti si snodano lungo un percorso di esemplare coerenza stilistica e poetica che ve dall'espressionismo, al neocubismo, dalla tavolozza materica alle trasparenze della struttura geometrica e si intrecciano con alcune delle vicende chiave della pittura italiana del secondo dopoguerra del Novecento
Sei volte presente alla Biennale di Venezia, e tre alla Quadriennale di Roma.
Alcune delle sue opere:
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